I 500 anni de “Li soppositi” dell’Ariosto: la commedia, gli esemplari rimasti e le biblioteche dove trovarla

Il 1524 può essere considerato «anno ariostesco». Se ci si ferma solo un attimo alle evenienze anagrafiche, ad esempio, possiamo ricordare che Ludovico Ariosto festeggiava i suoi 50 anni di età ed i 30 di libertà – conquistata «dopo molto contrasto» (Sat., VI….) – di seguire non solo la sua vocazione verso gli studi umanistici, ma anche – e non era, ed è, poca cosa a 20 anni – «di far prelevare a suo nome dai magazzini estensi stoffe e cibarie». Tanto ha raccontato Natalino Sapegno in una splendida voce nel «Dizionario biografico degli Italiani». Eppure, se guardiamo a quel 1524, non dovette essere un anno facile per Ariosto, che era in ristrettezze economiche da qualche tempo, tanto da accettare l’incarico del governatorato della Garfagnana, le cui terre da poco erano rientrate in possesso degli Estensi.

Nato l’8 settembre 1474, il grande scrittore ferrarese dovette festeggiare con qualche soddisfazione il suo 50° compleanno, perché pochi giorni prima della ricorrenza, «adì XX di agosto», «stampato in linclita cita di Venetia, per Nicolo Zopino e Vincentio compagno» vide la luce l’«Orlando furioso di Ludouico Ariosto nobile ferrarese ristampato et con molta diligentia da lui corretto et quasi tutto formato di nuouo et ampliato». Quella ristampa doveva essere molto simile ad un’altra stampa del poema, pubblicata senza indicazione del giorno conclusivo delle fatiche dei torchi, sempre a Venezia da Elisabetta Rusconi vedova di Giorgio e figlia di Paolo Boffo, che fu in società proprio con Niccolò Zoppino. «E tre!», si potrebbe dire, tuttavia, pensando che il 22 aprile di quello stesso anno fu pubblicata un’altra edizione dell’«Orlando furioso», questa volta «a Milano, per Augustino da Vimercato, alle spexe de messere Io. Iacobo & fratelli de Legnano», e che queste ultime opere «se vendano alla botecha di Legnano al segno de Langelo», proprio perché Agostino da Vimercato – hanno rilevato gli storici della stampa – «non ebbe una sua marca» e «…lavorò quasi esclusivamente per i fratelli Da Legnano», che si distinguevano per l’insegna dell’angelo.

Insomma, è un’ulteriore notizia legata al 1524 che tre tipografi in quell’anno pubblicano l’«Orlando furioso» dopo l’«editio princeps» del 1516 stampata da Giovanni Mazzocchi da Bondeno, libraio e tipografo attivo a Ferrara, e dopo la seconda ferrarese del 13 febbraio 1521 ad opera del milanese Giovanni Battista della Pigna, seconda edizione, con varianti, sempre in quaranta canti. La terza edizione, definitiva, in quarantasei canti, sarà pubblicata solo nel 1532, ma pensando a 500 anni fa, l’altra notizia è che il 27 settembre «stampata in Roma», «Con gratia et privilegio» vide la luce la «Comedia di messer Lodouico Ariosto ferrarese intitolata li Soppositi»

«Il termine latino suppositio esprime un significato che può mutare a seconda del contesto. Nello specifico può riferirsi anche allo scambio di persona, come sembra essere il caso della commedia di Ariosto», leggiamo nei manuali scolastici, che in breve – riferendo della trama – dicono che essa «si fonda su una serie di scambi di persona e sugli equivoci che ne nascono. Una novità di grande rilievo è costituita dal fatto che la scena è in Ferrara, e vi è una fitta rete di riferimenti a realtà e luoghi cittadini ben noti agli spettatori, che potevano così vedere riflesso sul palcoscenico, con curiosità e divertimento, il mondo a loro familiare».

«Seconda delle commedie in prosa di Ariosto – si legge altrove -, fu messa in scena nel febbraio del 1509 e nello stesso anno ne fu pubblicata un’edizione clandestina sulla base dei copioni degli attori; una nuova edizione fu stampata a Roma nel 1524 e si lega probabilmente alla fortunata rappresentazione romana della commedia del 1519». E Sapegno che di Ariosto era specialista scrisse: «L’esperienza teatrale (…) non è come quella delle “Satire”, circoscritta in un giro breve di anni, bensì si prolunga nel tempo fino a coincidere press’a poco con quella dell’Orlando, dalla prima ideazione del poema all’ultima redazione a stampa». E poco oltre sostenne: «Quanto alla fortuna che le commedie dell’Ariosto trovarono nell’ambiente culturale contemporaneo, stanno a dimostrarla le edizioni clandestine della “Cassaria” e dei “Suppositi”, pubblicate entrambe subito dopo la rappresentazione nel 1509, sulla traccia dei copioni ad uso degli attori, nonché i numerosi manoscritti superstiti nelle biblioteche di Ferrara, Modena, Ravenna e Firenze». A consultare il catalogo unico delle biblioteche italiane ed il collegato Edit 16 sulle cinquecentine si è propensi a pensare che a pubblicare l’opera a Roma sia stato Francesco Minizio Calvo, «umanista, tipografo, editore e libraio, originario di Menaggio», leggiamo nella scheda che «a Roma aveva bottega in Parione, ed ebbe il titolo di stampatore apostolico dal 1524 al 1531».

Una scheda ben più completa realizzata dallo studio bibliografico Pregliasco di Torino, quello che sovente frequentava Umberto Eco, tanto che i quotidiani parlarono – riferendosi alla loro amicizia – dei “due Umberti in mezzo ai libri”, fa capire che quella pubblicata il 27 settembre 1524 a Roma, altri non è che la terza edizione della commedia ariostesca, anche se delle prevedenti due edizioni non sembra esserci traccia. Pregliasco, infatti, proponendo in vendita le 40 pagine delle quali si festeggia oggi il compleanno, scrive: «Rarissima terza edizione de ”I Suppositi”, cinque atti in prosa (quella ”riformata et ridotta in versi” apparirà presso Giolito nel 1551), ”assai rara, citata dalla maggior parte delle bibliografie, ma di rado descritta, e inesattamente” (cfr. Agnelli-Ravegnani II, p. 96). Lo stesso bibliografo afferma che ”pur seguendo cronologicamente l’editio princeps (impressa a Ferrara, senza note tipogr.), questa stampa di Roma non può dirsi con certezza la seconda edizione dei Suppositi in prosa, inquantoché senza dubbio è esistita una stampa di Siena del 1523, ricordata dal Mazzuchelli, dal Gamba, dal Polidori”. Per l’identicità delle caratteristiche tipografiche (caratteri, frontespizio, formato) può essere considerata ”gemella” della ”Cassaria” in prosa del 1525 (Roma, s.n.t., in-12) e, come quella, è da attribuirsi all’officina tipografica del Mazzocco (op. cit., pp. 83 e 96); c’è da notare, però, che lo STC (Italian Books, p. 38) e ICCU (A-2509) l’attribuiscono allo stampatore Francesco Minizio Calvo». Ci si innamora davvero guardando il frontespizio nella sua sobria eleganza. Imitando quel grande bibliofilo che è stato il potente banchiere Umberto Cuccia, verrebbe da mettersi in treno andare a Torino ed ammirare queste pagine e possibilmente acquistarle…

Il prezzo di questo esemplare, con la copertina di carta settecentesca marmorizzata, è di 2800 euro, mentre la stessa libreria antiquaria propone in vendita per 2000 euro un’edizione del 1538 stampata a Venezia, che sul frontespizio reca un ritratto di profilo di Ariosto: un’immagine silografica di Tiziano. Nella stessa libreria, ancora, vi è uno «straordinario assieme che testimonia il raffinato gusto collezionistico di un anonimo intellettuale della metà del XVI secolo», il quale raccolse la prima edizione collettiva delle commedie di Ariosto e «pregevoli edizioni» di tutte le altre opere teatrali, stampate da altri tipografi, «entro il 1566». Occorrono per questo corpus unico, 4500 euro, mentre sono sufficienti 1500 euro per le sole 5 commedie di Ariosto stampate da Giolito de’ Ferrari a Venezia nel 1562. La Libreria Bongiorno Paolo di Modena propone «gli Suppositi» del 1538 per 1680 euro e l’edizione veneziana del 1526 per 1600 euro.

Chi è nella Capitale, potrà «accontentarsi» di due belle edizioni. La «comedia intitolata Li soppositi», stampata a Venezia da Sessa viene proposta dalla Libreria Pettini per 1500 euro, mente la Libreria Ex Libris, sempre «per Marchio Sessa» e con nel frontespizio il già menzionato ritratto di profilo dell’Ariosto, propone l’edizione del 1536 per 1400 euro…

Gli amanti del libro antico, quelli più squattrinati al pari di chi scrive, non temano: sono 12 le biblioteche pubbliche italiane che ne custodiscono una copia. Nella Capitale la «Comedia di messer Lodouico Ariosto Ferrarese intitolata li Soppositi» è custodita nella Biblioteca Casanatense, che ha provveduto a digitalizzarla e così, a qualsiasi ora da casa si può fare esperienza di lettura. Manca il contatto diretto con la carta, ma in ogni caso l’esperienza è esaltante e quaranta paginette passano presto… Certo l’epilogo non è proprio dei più eleganti nella risposta circa l’uso “dei ferri”, ma col sorriso si giunge alla conclusione e, dopo le note tipografiche già leggi: «Ma Finisce la comedia di Lodouico Ariosto Ferrarese restituita alla sua uera lettione dopo la scorrettissima stampa di Siena». Sipario!

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