Quanto vale Giacomo Matteotti? Ci mancherebbe pure che, nell’attuale temperie, con tante polemiche accese e l’affiorare di ingiustificabili nervosismi sul fronte della storia, ci si mettesse a buttare benzina sul fuoco dei contrasti storico-politici, ad un secolo esatto dal ritrovamento a Riano dei resti mortali del deputato socialista (16 agosto), rapito e ucciso, il 10 giugno 1924, «da elementi della Ceka fascista», si legge su un post odierno pubblicato da raicultura.
Il “valore” di Matteotti, nel nostro caso, è domanda che riguarda le sue opere giuridiche e politico-economiche, stampate prima della sua morte e se mai esse siano passate sul mercato dell’antiquariato librario, quali “pezzi” davvero richiesti da bibliofili e collezionisti. Una rapida scorsa sui cataloghi delle librerie antiquarie emette un verdetto già noto: le pubblicazioni di Matteotti sono rarissime e gli autografi pressoché introvabili, al pari dei ritagli di giornale che hanno pubblicato suoi articoli. Poi guardi meglio e – al costo della mera fotocopia rilegata che passa per essere una copia anastatica e forse è soltanto una presa in prestito da googlebooks – ti accorgi che la puntualissima Gyan Books Pvt Ltd pone in vendita i titoli delle opere free a prezzi di realizzo.

Noi no. E proseguiamo nella ricerca che parte dal 1910, quando Matteotti pubblicò, per i fratelli Bocca a Milano «La recidiva: saggio di revisione critica con dati statistici», opera inserita nella Biblioteca antropologico-giuridica. L’anno successivo, poi, nella «Rivista di diritto e procedura penale» edita da Vallardi a Milano (anno 2., fasc. 4.), di Matteotti fu pubblicato il saggio «Il progetto Luzzatti per la riforma degli art. 81-83 del cod. pen.». Lo abbiamo solo in estratto come ancora usano fare le riviste: poche copie gratuite e le altre a richiesta dell’autore che si accolla anche le spese della stampa perché, allora come ora, gli estratti servono non solo per farne dono agli amici, ai colleghi ed ai docenti che ti hanno avuto allievo nell’Università, ma anche per produrli quando viene bandito un concorso nell’ambito delle istituzioni accademiche. Insomma, gli estratti servivano (e servono) e quest’opera di Matteotti, come le altre, non si trova in alcun posto se non nelle biblioteche (e anche poche) di Università o di istituzioni politiche.

Bisognerà attendere qualche anno poi, siamo nel 1917, per trovare, sempre quale estratto dalla «Rivista di diritto e procedura penale» dell’editore Vallardi di Milano (anno 8, fasc. 5-6), l’articolo sulla «Nullità assoluta della sentenza penale», mentre due anni dopo (1919) è ancora sulla «Rivista di diritto e procedura penale del Vallardi (anno 10, n. 3-4) che Giacomo Matteotti pubblica le 26 pagine della «Classificazione degli incidenti di esecuzione». Ancora estratti, sempre pochi e sempre e solo in biblioteche, mai su un catalogo librario. Tutto ciò sembra indicare un rapporto consolidato tra autore e rivista giuridica, ma proprio quel 1919 sarà l’anno del passaggio dal Vallardi di Milano alla Utet di Torino, che pubblicava un’altra rivista giuridica di prestigio: la «Rivista penale». Su questo periodico giuridico Matteotti pubblica, nel 1919 prima «Il concetto di sentenza penale e le dichiarazioni d’incompetenza in particolare» (v. 88., disp. 402-403 e 404-405) quindi gli «Oggetti di ricorso per cassazione nelle giurisdizioni non ordinarie (militare, marittima, coloniale, ecc.)» (suppl. alla Riv. Pen., v. 5, disp. 29-30) e ancora le tre densissime pagine de «Il pubblico ministero è parte» (Rivista penale vol. 90. dispensa 413-415).

Tirando le prime somme si nota che quelle pagine serviranno alla costruzione di una monografia solo minimamente abbozzata, ma il 1919 così prolifico vedrà anche Matteotti occuparsi di altre branche del diritto. Sempre di quell’anno, infatti è «La riforma tributaria (con richiami al progetto Meda)», tredici pagine pubblicate sulla «Critica sociale» (anno 29., numeri 6, 7 e 8) che veniva pubblicata a Milano.

Si conclude, con gli articoli di quell’anno, la parte strettamente giuridica dell’impegno di studioso di Matteotti. Negli anni successivi saranno ben altri i temi ed infatti nel 1920 vide la luce a stampa il discorso pronunciato alla Camera dei deputati nella tornata del 28 marzo 1920. Fu la stessa Tipografia della Camera dei Deputati a editare le 39 pagine intitolate «Intorno alle comunicazioni del governo», ma la questione sul fronte dell’antiquariato librario non muta: introvabili gli estratti, altrettanto introvabile il discorso. Lo stesso bisogna dire delle poche pagine su «Fascismo reazione di classe» (pp. 323-329) uscite nelle «Interpretazioni del fascismo», libro del 1921 curato da Costanzo Casucci.

E poi la sorpresa nel 1922: «Il disavanzo del bilancio italiano: le imposte dirette e la imposta sui terreni» è titolo apparso nel numero di settembre della «Nuova Antologia» (pp. 84-93) allora stampata a Roma presso la «Ditta Armani di M. Courrier», rivista che aveva già stampato, nel numero di aprile, le 23 pagine delle «Notizie intorno alle imposte in Italia, alla loro pressione e distribuzione». Tutto questo mentre sull’«Almanacco socialista» della Società editrice Avanti! Erano state pubblicate le 15 pagine de «La finanza italiana nel 1921 e alcune note economiche».

L’estratto di quest’ultimo articolo lo si trova in qualche biblioteca in più rispetto alle 5 o 6 che custodiscono le altre opere, ma il mercato dell’antiquariato librario – amara conferma – spera ancora in un passaggio su qualche catalogo.
«Un anno di dominazione fascista», «Numeri, fatti e documenti raccolti a cura della S(ezione) statistica segreteria P(artito) socialista unitario», 91 pagine stampate in Roma dalla «Tipografia italiana» rappresenta il libro simbolo del collezionismo librario su Matteotti. Furono stampate nel 1923 e ristampate nel 1924 subito dopo la sua morte. Nel 1924 uscì anche, un’edizione in francese, stampata a Bruxelles (L’eglantine – Maison nationale d’édition) con qualche numero di pagine in più ed un ritratto del parlamentare assassinato. Il titolo non cambio: «Une année de domination fasciste», e non è mutata nemmeno la rarità sul mercato di questi tre titoli. Si va a sommare, tale preziosità, a quanto pubblicato dalla Tipografia della Camera dei deputati nel 1923, quando Giacomo Matteotti, nella tornata del 19 maggio, pronunciò un discorso dal titolo: «Per la libertà degli scambi in difesa del lavoratore-consumatore».

Poi il silenzio assoluto. Non si hanno notizia di edizioni clandestine e bisognerà attendere l’8 settembre 1943 e, dopo quella data, ecco che fra Vicenza e Padova usciranno due diverse edizioni dell’ultimo discorso pronunciato da Matteotti alla Camera il 30 maggio 1924. Il titolo sarà «La difesa della libertà»: sono molte, rispetto alle biblioteche che posseggono gli estratti sopra citati, quelle che custodiscono l’ultimo discorso, ma per il bibliofilo ed il collezionista il risultato è sempre quello: rarità assoluta. Matteotti vale, e vale molto (a trovarne un libro).

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